snyder's cut

Per chi negli ultimi mesi si è giustamente preoccupato di faccende più serie dello Snyder’s Cut, ecco uno specchietto riassuntivo di quello che è capitato in casa Warner. Per tutti gli altri, saltate pure l’introduzione e passate al confronto tra me e Claudio.

Gli anni ’10 sono stati cinematograficamente dominati da Marvel e dalla sua capacità di sfruttare ed esplorare una crossmedialità resa in gran parte possibile anche dalla rivoluzione che le piattaforme streaming hanno determinato sia nel riassetto dell’universo seriale, sia nel nostro modo di fruire dei prodotti audiovisivi. Ma mentre in casa Marvel le idee erano chiare, la programmazione puntuale, e il tono scelto per il proprio universo è stato da subito coerentemente leggero e scanzonato, in casa Warner/DC riuscivano a bruciarsi i supereroi più conosciuti e amati attraverso film che raccoglievano meno del previsto, sia in termini di incasso che di critica. I fasti di Nolan erano oramai lontani.

Andiamo avanti veloce e arriviamo a Zack Snyder che nel 2016 sta accumulando un monte ore di girato che agita i vertici della produzione che a quel punto vogliono un film che stia entro le due ore e che, come i prodotti Marvel, abbia toni più leggeri. Nel frattempo Snyder viene colpito da una tragedia famigliare e decide di abbandonare la sua creatura, ma sappiamo che già da tempo i malumori puntavano verso una separazione.

Warner decide quindi di affidarsi a Joss Whedon per ultimare il film e alleggerirlo in termini di minutaggio e tono. Quello che abbiamo visto al cinema nel 2017 è quindi la toppa che Whedon è stato chiamato ad apporre sulle mancanze manageriali dei vertici. Il film non è andato benissimo, e tra i fan delusi si è formato uno zoccolo durissimo di utenti che, fantasticando di una mitologica versione di Snyder già praticamente pronta, ha invaso i social al grido di “Release Snyder’s Cut“. Quello che succede poi è l’avverarsi di un’incredibile congiuntura di eventi tra cinema chiusi, pandemia, lancio di HBO Max, il successo social dell’hashtag, Ray Fisher (Cyborg) che accusa Whedon di comportamenti inqualificabili sul set. Ed ecco che arriviamo a Snyder che si ritrova ad avere carta bianca per la sua versione della Justice League da presentare sulla neonata HBO Max.

La nostra Arianna Mereu ha già recensito lo Snyder’s Cut (come potete leggere qui), ma io e Claudio, trovandoci su posizioni diverse, abbia deciso di affiancare la recensione propriamente detta con una nostra chiacchierata a due

snyder's cut

Claudio: So che sei un’ammiratrice di Whedon, almeno dal punto di vista professione, ma ho rivisto il primo cut della Justice League a cui è stato chiamato a mettere mano e devo ammettere una cosa: la metafora del cavallo con la testa di mucca che è stata usata a ridosso dell’uscita è quanto mai calzante. Concedo tutte le attenuanti a quel disastro produttivo, di cui non addosso certo tutte le colpe a Whedon, ma Justice League uscito nel 2017 è davvero un brutto film. Ecco, forse Zack Snyder’s Justice League non è nemmeno un film, su questo magari ci torno dopo, ma devo ammettere contro ogni mia previsione che è molto meno brutto della pellicola uscita nei cinema. So per certo però che tu non sei d’accordo. 

Mara: Vero come dici che Whedon, ormai solo dal punto di vista professionale, resta il mio autore di riferimento, ma mi sento in dovere di precisare che non ho nulla contro Snyder – nonostante non vada matta per la sua visione di cinema – di cui ho apprezzato e difeso Batman v Superman, e al quale va la mia sempiterna gratitudine per aver scelto Gal Gadot nel ruolo di Wonder Woman

Precisato, dunque, che sono lontana da una posizione da tifosa, posso dire serenamente che avevo trovato Justice League del 2017 un film con momenti buoni e altri meh, flagellato dal solito finale chiassoso e sputafuoco. Lo Snyder’s cut, paradossalmente, mi ha fatto rivalutare il lavoro di Whedon perché ora mi rendo conto di quanto non solo si sia trovato a selezionare un materiale diversissimo dal suo stile e dalla sua idea di messa in scena di una storia, ma come abbia dovuto mettere le mani in un pentolone in ebollizione di grossolanità e camp involontario. 

Claudio: Neanche io ho nulla contro Snyder, ho un sacco di amici come Snyder! Pensa che se ho iniziato a scrivere è colpa anche di Snyder e del suo Watchmen che all’epoca difesi su facebook (quanto sono boomer) e che finì sotto gli occhi di un’amica che scriveva su Serialmente (sempre sia lodata). E in questo caso non sto nemmeno difendendo Snyder, trovo che la Snyder Cut sia brutta, ma che lo sia meno della versione cinematografica del 2017. Perché quella pellicola è stato un deragliamento ferroviario che nessuno ha avuto il coraggio di fermare è che ha proseguito per chilometri nella totale assenza di attrito garantita dal vuoto cosmico che regna nella sala comando DC/WB.

Capisco che Whedon non fosse la persona giusta per sistemare quel film e non è colpa sua se gli hanno rifilato quel ruolo dopo che avevano provato a marvelizzare il progetto con la sua scrittura, ma i suoi inserti sono evidenti e stridenti. La famiglia russa ad esempio: è un corpo totalmente estraneo alla pellicola e un tentativo posticcio di umanizzare un racconto che, al contrario, in tutte le altre scene celebra la superiorità divina dei suoi protagonisti, elevandoli e distaccandoli ogni qual volta possibile dai miseri umani.

Mara: Ecco, parliamo della famiglia russa. Il film aveva un bisogno disperato di una scena del genere senza la quale la resurrezione di Superman, con annessa la metafora cristologica inscindibile dal personaggio, avrebbe perso ogni valore. Il senso profondamente umano che Whedon ha tentato di infondere è chiaro nella circolarità del messaggio. Si apre con il video di Superman avvicinato dai bambini che lo ammirano senza temerlo perché lui, al contrario dei suoi colleghi, è presente nella vita e nelle vicende umane, e lo è a volto scoperto. Superman non rappresenta semplicemente la vittoria sul male, ma l’aspirazione al bene. Non a caso nel finale di Whedon, ritroviamo Wonder Woman circondata da bambini e bambine: dopo essersi chiusa al mondo per un secolo, finalmente segue l’esempio di Superman e proprio come lui accetta di essere un esempio tra le persone.

La versione di Whedon ha provato a infondere un significato all’epica delle gesta dei grandi eroi, non è andata benissimo, ma è pur sempre qualcosa. Snyder, invece, non ci prova neanche a imprimere un senso alla narrazione. A lui non importa la storia, ma solo l’epica della storia. Superman deve essere riportato in vita per fa vincere il suo team, che poi la vittoria si traduca nella salvezza del pianeta è solo una felice coincidenza. 

Claudio: Capisco le necessità di Whedon, è evidente il tentativo di umanizzare il film, anche se non so sia volontà di Whedon o dei capoccia DC/WB che hanno approfittato del dramma di Snyder per fare tabula rasa di tutto il suo approccio. Il problema di fondo è che comunque non funziona, un po’ perché stai attaccando una testa di mucca al corpo di un cavallo, un po’ perché Warner ha dato a Whedon il resto della spesa e con quei quattro spicci Whedon ha dovuto ricucire un film girando scene brutte e inserendo effetti speciali che avrebbero stonato in un video MTV degli anni ’90. In questo senso i 70 milioni ottenuti da Snyder si vedono tutti, ma al di là di questo il suo film esprime una visione dall’inizio alla fine. E soprattutto dà senso a tutta una serie di personaggi che nella versione originale finivano schiacciati e sparivano trascinati a fondo da un minutaggio minimo.

Al di là dei comportamenti personali, capisco le lamentele di Fisher, il suo Cyborg trova un senso e una profondità solo grazie a tutte quelle scene che erano state cestinate. E anche senza voler credere al razzismo, ci sta eliminare minuti del personaggio meno famoso, ma non ha molto senso a quel punto fare un film corale che introduce nuovi personaggi senza concedere loro spazio e modo per guadagnare profondità narrativa.

Mara: Ecco, non concordo neanche sul fatto che Snyder abbia saputo mettere a frutto i 70 milioni di dollari. Steppenwolf è rivestito di girabrilla dorato e abbiamo una sequenza onirica con il Joker di Leto. Il resto conserva un’aria approssimativa. 

A Whedon rimprovero attivamente solo due cose: Cyborg, nelle sue mani, sembra un personaggio che all’ultimo momento si è imbucato al party dei supereroi, e la sequenza iniziale che pare un malriuscito calco burtoniano. Quanto a Snyder, penso che quella che ormai passa sotto il nome di “visione” sia piuttosto una biblica capacità di fraintendimento del regista. Snyder scambia il rallenty per epica, il togliere la voglia di vivere allo spettatore per gravitas, e il dilatamento spazio-temporale per sense of wonder. Si vede che cerca ossessivamente la scena che ci lasci preda dell’estasi di Santa Teresa, ma nel farlo sconfina nel ridicolo involontario, come la scena di Barry Allen e Iris West.

Whedon aveva tagliato tutta la parte di Darkseid, e in effetti a cosa ci porta il personaggio nella versione di Snyder? Nel primo caso avevamo un cattivo di cui non ci importava nulla smanioso di conquistare il pianeta, nel secondo caso abbiamo un cattivo di cui non ci importa nulla che agisce per tornare nelle grazie di un altro cattivo, di cui non ci importa nulla, smanioso di conquistare la Terra. Non nego che reintegrando gran parte del girato la storia sia più chiara e organica, ma ci mancherebbe altro che in più di quattro ore di materiale proveniente dalla stessa mano non venga fuori una storia più coesa.

Claudio: Ma sì, alla fine non ce la faccio nemmeno io a difendere Snyder, né soprattutto ad affossare Whedon. Il principale problema di Justice League, in qualunque sua versione, è la totale assenza di programmazione per il brand cinematografico della DC Comics. Credo sia emblematico che l’aspetto più interessante della Zack Snyder’s Justice League non riguardi i contenuti, ma la stessa esistenza come punto di incontro tra le istanze di chi produce i film e di chi li guarda, come versione grezza di una pellicola spacciata per Director’s Cut, come guanto di sfida di un regista ai suoi produttori, che ora si trovano nuovamente incastrati in un hashtag a decidere se un universo narrativo cinematografico parallelo a quello ufficiale o meno. 

Mara: Credo che alla fine la Justice League di Snyder passerà alla storia come la più costosa campagna di abbonamento mai realizzata da una piattaforma di streaming. L’esistenza di questo prodotto è comunque interessantissima, ma per motivi che esulano quasi completamente dal discorso cinematografico. Abbiamo avuto la rara occasione di mettere a confronto la stessa storia dopo averla vista seguire due destini diversi, fruiti per altro su due medium prima antitetici e ora strettamente interconnessi per prodotti del genere. In più, non possiamo tralasciare il peso che la chiusura dei cinema ha avuto nel far decidere alla Warner di riconsegnare le chiavi di  Justice League a Snyder. Siamo davanti a uno di quei casi in cui il discorso intorno all’oggetto è più affascinante dell’oggetto stesso

Poi, come noti anche tu, ci sarebbe anche da discutere per giorni sull’incapacità dei vertici della Warner di mettere a punto un piano chiaro e coeso, frutto di una visione lungimirante. Warner e DC hanno cercato – fallendo – di riprodurre la formula del successo della Marvel che è riuscita a far sgorgare oro colato da supereroi di seconda e terza fascia, mentre loro annaspavano con il dream team. Nella versione di Whedon, mentre il montaggio mostra la reazione del mondo orfano di Superman, la camera a un certo punto si sofferma sul messaggio di un senza tetto: “I tried”. Ecco, quello è un capolavoro di (auto) ironia di Whedon, ma sarebbe anche la tag line perfetta per l’intero universo DC.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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